Sportello linguistico del comune di Viu' (TO)
 
 

Il Viucese è una delle tante varietà di parlata che vanno sotto l'etichetta di francoprovenzale. Si tratta di una lingua prevalentemente orale e, come tale, si è storicamente riferita al mondo degli affetti, della quotidianità e del privato.
Anche per questa ragione, come si sa, in tutta l’area francoprovenzale non vi è un unico modo per scrivere il patois nelle sue numerosissime varietà.
È altrettanto noto il fatto che chiunque abbia sentito l’esigenza di scrivere nella sua lingua materna, ha escogitato modi personali e originali  per rispondere ad una situazione così variegata e complessa. Così di volta in volta sono stati ideati sistemi nuovi, agli occhi di ciascun autore più funzionali rispetto a quelli già esistenti.
Perciò, come uscire da una simile babele di soluzioni casalinghe e “fai da te”? La soluzione esiste: i linguisti e i dialettologi vengono in aiuto di quanti avvertono la necessità di scrivere.
La prima soluzione, forse la più radicale, consiste nel ricorrere al sistema conosciuto come I.P.A. (acronimo di International Phonetic Association).  Si tratta di un alfabeto fonetico, il cui scopo è di far corrispondere a ogni fonema un grafema (a ogni suono corrisponde un unico segno), eliminando così ogni possibile ambiguità. È un sistema piuttosto noto: si tratta infatti della trascrizione tra parentesi quadre, presente nei vocabolari bilingui dopo l’intestazione. Tuttavia, se da un lato è il sistema perfetto perché fonetico, tuttavia è difficilmente utilizzabile come sistema ortografico poiché comprende oltre un centinaio di segni, senza contare che renderebbe molto difficoltosa la scrittura.
Vi sono però altre due soluzioni, entrambe scientifiche, entrambe semifonetiche, entrambe ortografiche: si tratta del sistema ideato dal Professor Genre dell’Università di Torino e del sistema utilizzato dal B.R.E.L. (acronimo di Bureau Regional pour l’Ethnologie et la Linguistique) valdostano.
Naturalmente ai fini della conservazione del  patrimonio sapienziale racchiuso in ogni lingua, la scrittura può essere uno strumento molto utile, ma essendo un mezzo puramente convenzionale, così anche le scelte grafiche, che si vanno ad intraprendere di volta in volta(grafia fonetica, Genre, B.R.E.L.), sono a loro volta convenzionali.
Indipendentemente dalle scelte ortografiche, non si può omettere il fatto che tutti i discorsi sulla scrittura sarebbero inutili se si smettesse di parlare “a nostra moda”, perciò la preoccupazione della grafia non deve prevalere sui contenuti, anche perché, essendo appunto in presenza di una lingua orale, la trasposizione scritta della stessa potrà eventualmente essere codificata e affidata a regole certe, solo al termine di un utilizzo scritto, la cui durata nel tempo può diventare secolare.
Certo è che il desiderio di scrivere in patois non deriva dal bisogno di ritrovare una propria identità linguistica: i patoisants, infatti, non si sono mai chiusi nella parlata locale del proprio paese o della propria borgata. Al contrario è sempre stato un piacere e una ricchezza riconoscere, nei momenti di incontro, quali feste, fiere e mercati, le somiglianze e le diversità di lessico, accento, cadenza delle altre parlate; senza contare, poi, quanti si sono divertiti e appassionati nell’individuare, attraverso queste ultime, la provenienza di persone per, infine, scoprire che, fatte salve tali differenze, l’intercomprensione è sempre stata (ed è tutt’ora) garantita, non solo nelle nostre valli di Lanzo, ma nell’intera area di parlata francoprovenzale.

La Grafia Genre.

Il sistema di grafia “Genre” deve il suo nome all’ideatore del sistema stesso, Arturo Genre, professore associato di Fonetica Sperimentale alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino e membro del Dipartimento di Scienza del Linguaggio e Letterature moderne comparate.
La soluzione ortografica proposta dal Professore Genre parte dal presupposto che per poter scrivere una lingua caratterizzata dalla molteplicità, è necessario un sistema che non appiattisca le diverse varianti, ma che al contempo permetta l’intercomprensione e lo scambio intellettuale, frutto della circolazione delle idee attraverso la scrittura.
Secondo il Professore una delle principali caratteristiche, necessarie alla funzionalità del sistema stesso, è la semplicità: intesa come chiarezza e facilità nel momento cui il sistema deve essere appreso, maneggevole e duttile nella pratica di scrittura, confacente ad ogni mezzo (macchina da scrivere allora, computer, tastiere di cellulari oggi), immediatezza nella lettura.
Adottò per la prima volta il suo sistema all’inizio degli anni Settanta, con l’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano: si tratta di un’opera che raccoglie i microtoponimi (i nomi di luogo di piccole aree, di località minori) delle zone montuose piemontesi. L’esame fu particolarmente severo poiché l’Atlante raccolse non solo varietà differenti, ma addirittura dialetti diversi appartenenti sia alla famiglia del provenzale alpino (occitano) sia alla famiglia del francoprovenzale.
La soluzione ideata da Genre affonda le radici nel sistema ortografico italiano, affiancando in taluni casi quello francese e là dove nessuno dei due presentasse soluzioni valide, creando nuovi grafemi. Il sistema poi posa su cinque principi: 1) la maggior corrispondenza tra ciascun suono e ciascun segno; 2)la rinuncia ad ogni criterio etimologico, cosicché sia possibile scrivere ogni singola parola esattamente come viene pronunciata; 3) la descrizione dei soli fonemi; 4) la possibilità di utilizzare qualunque mezzo di scrittura; 5) il rifiuto di qualunque tentativo di normalizzazione o koinè forzata, semplicemente la creazione di un sistema di scrittura condiviso, in grado di mantenere, anche sulla carta, la ricchezza linguistica di ciascuna varietà.
Senza dubbio si deve riconoscere al professor Genre non solo il merito di aver trovato una soluzione efficace e scientificamente valida per la scrittura dei nostri patois, ma soprattutto di esser riuscito a coinvolgere con e nel suo sistema, per la prima volta, patoisant, appassionati e il mondo accademico.

La grafia BREL.
L’idea su cui si fonda questo sistema consiste è la volontà di rendere il più semplice possibile la lettura e la scrittura, senza rinunciare a rappresentare tutte le varietà linguistiche che costituiscono la parlata francoprovenzale. Volendo semplificare ulteriormente, la caratteristica principale della soluzione B.R.E.L. è di “scrivere ciò che si pronuncia, così come lo si pronuncia”. Un simile “miracolo” è possibile perché si tratta di una grafia semifonetica che permette a ciascuna parlata di mantenere le proprie caratteristiche anche nello scritto, evitando così i problemi di equivocità (sia per chi legge, sia per chi scrive) che caratterizzano invece le grafie etimologiche: è così possibile rendere attraverso la scrittura la lingua parlata, permettendo a ciascuno di utilizzare, anche nello scritto, la propria varietà e nel contempo di leggere senza alcuna difficoltà quanto prodotto da altri, in altre varianti.
La grafia B.R.E.L. ricorre agli automatismi propri della lingua francese, cui si aggiungono alcuni grafemi (per esempio –j-), digrammi (per esempio –ts- o –dj-) e trigrammi particolari (per esempio –tch-), necessari per tradurre fonemi in grafemi.
Naturalmente per rendere fruibile e agile il sistema tutti i simboli utilizzati si trovano senza difficoltà sulle tastiere dei computer, dei cellulari…così da rendere immediata e rapida la comunicazione scritta. Proprio ciò di cui una lingua di minoranza storica ha bisogno per vivere e circolare in un periodo storico tecnologicamente caratterizzato come quello in cui viviamo, rispondendo al contempo alle esigenze di quanti desiderano poter scrivere nella propria lingua materna.

 
   
 
Costumi
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

costumi tipici
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